

Recentemente abbiamo realizzato che sommando il numero di anni di esperienza nell’attività di ricerca, selezione e consulenza all’ HR delle persone che sono e sono state collaboratori di Atelier arriviamo ad una cifra molto prossima ai 50.
Sono quindi complessivamente 50 anni che ogni giorno parliamo, discutiamo, ci confrontiamo con persone (candidati e clienti) che operano in settori diversi, in aziende di dimensioni diverse, situate in Regioni diverse e che si trovano in momenti diversi della propria storia.
Aziende in rivoluzione, altre nel pieno dello sviluppo, start up, realtà storiche e consolidate che devono affrontare cambiamenti organizzativi importanti, società in crisi così come candidati pienamente soddisfatti del proprio ruolo e contesto e altri che invece ritengono di non essere nel posto giusto.
In questi 50 anni abbiamo sentito migliaia di volte frasi pronunciate da Imprenditori, Manager, Direttori HR, Team Leader i quali con riferimento a situazioni in cui persone assunte con grandi aspettative, persone di valore sotto il profilo tecnico e con un profilo assolutamente coerente al ruolo da ricoprire si sono allontanate o sono state allontanate dall’azienda dopo un periodo di 12/18 mesi.
Allo stesso modo a seguito di cambiamenti organizzativi importanti, acquisizioni, cambi generazionali al vertice abbiamo ascoltato i nostri referenti stupirsi del fatto che persone fino a quel momento estremamente positive sotto il profilo della performance, della capacità di essere un punto di riferimento per altre persone e più in generale di rappresentare l’Azienda siano improvvisamente risultate non più allineate e incapaci di capirne la visione.
CI siamo anche sentiti dire che persone sulle quali si era deciso di investire perché considerate assolutamente indispensabili e perfettamente in linea con il contesto si sono rivelate poi delle scelte sbagliate.
Tutte queste situazioni vengono comunemente “archiviate” con frasi del tipo: “Non si è trovato”, “Non ha capito dove fosse arrivato”, “Non siamo stati chiari nello spiegare come siamo”,“ L’ Head Hunter ha sbagliato la selezione”, “Non eravamo sicuri, ma avevamo fretta e quindi abbiamo scelto lui”.
Il candidato invece supera questa situazione dicendosi “Non mi aspettavo fosse così”, “Non mi hanno dato autonomia”,ecc.
Ci siamo quindi chiesti che cosa sia mancato nella valutazione di queste persone e fatto una breve check list:
- Valutazione delle competenze tecniche? No, perché questo sarebbe emerso subito.
- Valutazione delle attitudini, comportamenti e soft skills? No, perché in modo strutturato (con un assessment) o meno strutturato (sensazione a colloquio, referenze, osservazione durante il periodo di prova) anche questi elementi sono stati valutati.
Quindi?
La risposta che ci siamo dati è la seguente: dopo 50 anni di colloqui, interviste (a volte sfoghi) abbiamo capito che quello che è mancato è la valutazione dell’adattabilità di una persona al contesto aziendale ovvero la sua coerenza con il modo in cui un’organizzazione assorbe gli stimoli esterni e vi reagisce efficacemente.
La grande sfida oggi per un’organizzazione è quella di valutare il proprio stile di adattabilità e di confrontarlo con quello delle persone che vuole integrare, assumere, o sulle quali vuole investire.
Le vostre esperienze ci dicono questo e noi su questo stiamo lavorando.